Il genere si sviluppò negli Stati Uniti, soprattutto nei teatri di Broadway, a New York, nella prima metà del Novecento. Il musical deriva da una varietà di generi teatrali sviluppatisi nel corso del secolo precedente, come:
• l’operetta
• la pantomima
• il minstrel show
• il vaudeville
• il burlesque
Il termine indica anche il genere cinematografico direttamente derivato dalla commedia musicale delle scene di Broadway e sviluppatosi nei primi decenni del XX secolo.
L’operetta
Genere di teatro musicale di carattere leggero con canto e danze inframmezzati da parti dialogate. L’operetta francese (detta anche opéra bouffe) iniziò a diffondersi nell’Ottocento in piccoli teatri come i Bouffes Parisiens, fondati da Jacques Offenbach. Tra le oltre novanta operette scritte da quest’ultimo si ricordano: • Orfeo all’inferno (1858) • La Périchole (1868). In Austria il compositore Franz von Suppé contribuì a fissare la forma e vi primeggiò, producendo opere come • La bella Galatea (1865) • Cavalleria leggera (1866) • Boccaccio (1879). Con Johann Strauss l’operetta viennese raggiunse celebrità internazionale. Un altro importante autore ungherese di operette fu Franz Lehár, autore di La vedova allegra (1905). In Italia ebbero un discreto successo le operette di • Giuseppe Pietri (Addio giovinezza, 1915; Acqua cheta, 1920) • M.P. Costa (Scugnizza, 1922) • Virgilio Ranzato (Il paese dei campanelli, 1923; Cin-Ci-là, 1925).
La pantomima
La pantomima è un’azione teatrale rappresentata da attori che si esprimono esclusivamente a gesti, accompagnati eventualmente da musiche o commenti vocali. Il termine deriva dal greco pantómimos = riproduzione imitativa di una totalità.
Marcel Marceau
La pantomima ebbe origine probabilmente delle zone meridionali dell’Italia e fu introdotta a Roma durante l’impero di Ottaviano Augusto. Era una sorta di danza eseguita da un solista che, col volto coperto da una maschera, svolgeva tutte le parti gesticolando e danzando, accompagnato da un coro e un’orchestra di flauti, pifferi e cembali. Successivamente il termine “pantomima” assunse differenti significati: • Il moderno spettacolo di mimo della scuola francese novecentesca di Etienne Decroux, Marcel Marceau, Jean-Louis Barrault, Jacques Lecoq • La pantomima circense Dopo il 1870 la sua popolarità decadde rapidamente, e nel 1919 erano solo tre le compagnie rimaste in tutti gli Stati Uniti. Motivi economici contribuirono alla decadenza: diventava sempre più difficile, infatti, sostenere i costi di produzioni sfarzose che, allontanatesi dalla semplice forma originaria, si facevano sempre più simili al vaudeville.
Il Vaudeville
Termine con il quale sono stati designati diversi tipi di spettacoli nel corso dei secoli. Nel XV secolo, in Francia, si indicava con vaudeville una canzone conviviale originaria di Vau-de-Vire (Normandia). Il vocabolo si corruppe e si trasformò nel Settecento in voix de ville (“voce di città”). Canzoni di questo tipo venivano spesso inserite nelle commedie in prosa dei théâtres de foire (teatri da fiera), perché di facile esecuzione e note al pubblico. Nella seconda metà dell’Ottocento, il nome di “vaudeville”, designò commedie leggere e brillanti, non necessariamente ricche di brani cantati, dense di equivoci e di situazioni piccanti. Negli Stati Uniti il termine “vaudeville” venne a indicare ciò che noi chiamiamo “varietà “: uno spettacolo composto da numeri di acrobati, brani musicali e vocali eseguiti da orchestrine familiari, esibizioni di comici, giocolieri, maghi, animali ammaestrati.
Il burlesque
Il burlesque è un genere teatrale satirico, fiorito in Inghilterra nel XVII e XVIII secolo, che parodiava particolari testi, attori o generi drammatici. Negli Stati Uniti, a metà del XIX secolo, il termine “burlesque” designava uno spettacolo di varietà allestito con acrobati, comici e ballerine in costumi succinti. Durante gli anni Venti e Trenta, lo spettacolo di spogliarello divenne un elemento fisso nel burlesque statunitense. L’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione (come il cinema o la radio) o di generi (come il musical) determinò il lento ma inesorabile declino di questo tipo di spettacolo.
Le origini del Musical
Verso la fine dell’Ottocento, negli Stati Uniti le operette viennesi, inglesi e francesi godevano di una grande popolarità presso il pubblico delle città della costa orientale. Ricca era anche la produzione di riviste, rappresentazioni dalla trama molto esile, costituite da una successione di canzoni, danze e scenette comiche. Una compagnia newyorkese iniziò a inserire nelle sue riviste un filo conduttore che collegava i vari numeri. L’innovazione ebbe successo e diede l’avvio ai musical. George M. Cohan, produttore, autore, attore e compositore andò in scena nel 1901 con il suo primo musical. Negli anni che precedettero la prima guerra mondiale, diversi giovani autori europei di operette emigrarono negli Stati Uniti. Le produzioni di questi musicisti riscuoteranno un grande successo di pubblico grazie anche alle loro caratteristiche: • musica semplice • libretto elementare • canzoni orecchiabili Essi inaugurarono inoltre una consuetudine che avrebbe fatto scuola all’interno del genere, con dialoghi (il “book”) e testi delle canzoni (le “lyrics”) scritti da due diversi autori.
Il Musical moderno
Nel 1914 il compositore Jerome Kern iniziò a produrre una serie di spettacoli che, a differenza dell’operetta, la cui vicenda spesso si svolgeva in un mondo immaginario, avevano un’ambientazione realistica e s’ispiravano a vicende contemporanee. • Gradualmente anche le canzoni si fecero più sofisticate e venne aggiunta una musica a fare da sfondo ai dialoghi e all’azione. • I compositori introdussero inoltre nuovi elementi provenienti dal jazz e dal blues, mentre i cantanti iniziarono a prestare maggiore attenzione alla tecnica di scena. Nel 1932, Of Thee I Sing fu il primo musical a ottenere un premio Pulitzer per il teatro. Nell’opera gli autori, i fratelli Ira e George Gershwin, mettevano in scena un’intelligente satira della situazione politica contemporanea. Quando il genere s’impose, il pubblico iniziò a pretendere con sempre maggiore frequenza innovazioni al suo interno, aspettative che non vennero certo disattese, grazie alla fantasia e all’intelligenza degli autori. Negli anni Cinquanta giunsero alla celebrità diversi compositori di musical, tra cui Leonard Bernstein, che scrisse la musica per West Side Story (1957). Adattamento moderno dello shakespeariano Romeo e Giulietta, questo musical fortemente orchestrato e ampiamente centrato sulla danza esercitò un’influenza decisiva sul genere e ottenne un enorme successo anche nella successiva versione cinematografica. Nel 1968 esordì a Broadway Hair, il musical che lanciò un nuovo genere di rappresentazione: l’opera-rock. Hair riscosse un enorme successo grazie all’esuberanza compositiva, all’ingegnosità teatrale e all’accento posto sulla musica rock. Questi elementi di grande impatto vennero in seguito ripresi per musical come Godspell e Jesus Christ Superstar (entrambi del 1971). La musica di quest’ultimo era del compositore inglese Andrew Lloyd Webber, che in seguito avrebbe scritto due celebri musical: • Evita, sulla vita di Eva Perón (1978) • Cats, basato su poesie di T.S. Eliot. (1981) Anche oggi Il musical continua a incontrare il gusto del pubblico. Le riedizioni di opere ormai divenute veri e propri classici, così come le nuove produzioni, sono molto apprezzate. Tra i successi più recenti si ricordano: • Sunset Boulevard (1993), ispirato all’omonimo film di Billy Wilder; • Notre-Dame de Paris (1998), opera musicale tratta dall’omonimo romanzo di Victor Hugo e scritta da Riccardo Cocciante e Luc Plamondon; • Mamma mia (1999), basato sulle canzoni più celebri del gruppo pop svedese degli Abba.
Il Musical in Italia
A partire dagli anni Cinquanta del Novecento, il musical ha incominciato a diffondersi nei teatri italiani grazie al lavoro di Garinei e Giovannini. Autori prolifici e instancabili, i due hanno scritto e messo in scena una serie di commedie musicali di grande successo. Tra i loro musical più riusciti ricordiamo: • Un paio d’ali (1957), con Renato Rascel e Giovanna Ralli • Un mandarino per Teo (1960), con Walter Chiari e Sandra Mondaini • Rinaldo in campo (1961), con Domenico Modugno Negli ultimi anni si può parlare di un vero e proprio boom del musical in Italia. Ne è principale artefice il regista Saverio Marconi, che con la Compagnia della Rancia e il gruppo Musical Italia ha allestito le riedizioni di numerosi musical di successo. Fonte: http://www.oradimusica.it/sitopub/terza/musical/musical.pdf